CICLAT: oltre la tradizione, il futuro

Era l’inizio degli anni ’50. Facchini, birocciai e autotrasportatori eseguivano un lavoro duro, fatto di sola forza delle braccia e lunghe ore di servizio. Nessuna garanzia per loro, nessuna struttura a cui rivolgersi per mantenere una commessa e reperirne un’altra. L’Italia usciva dalla guerra, cercava di rimarginare le molte ferite, ma l’entusiasmo era grande: si voleva ricostruire, si voleva lavorare.

È in questo contesto, e con questo stesso entusiasmo, che nel ’53 nasce CICLAT: un consorzio mirato a organizzare in maniera moderna facchini e trasportatori, secondo principi mutualistici e spirito di solidarietà.

Seguono gli anni ’60, in cui si consolidano le istanze del lavoro consortile: aggregare, creare identità, ricercare legittimazione, ottenere riconoscimenti. È l’anno del boom economico e arrivano appalti importanti dalle Ferrovie delle Stato, Agip, Snam, Eni, solo per citarne alcuni.

Con gli anni ’70 il Paese si trova a fronteggiare una nuova crisi, ma CICLAT continua a crescere, avviandosi verso quello che verrà in seguito definito outsourcing. Alla fine del decennio, con l’elezione a presidente di Gianfranco Bessi, si passa dalla conduzione artigianale a quella manageriale, che punta su strumenti di management moderno: forza dei contatti, capacità di persuasione, abilità negoziale.

Negli anni’80 arriva un’altra svolta con la creazione di strutture regionali e interregionali più duttili e capaci, in grado di mettersi in contatto diretto con realtà più vaste del potere regionale. Nascono nuove forme di collaborazione con altre cooperative per formare un’unione di imprese, e si creano e consolidano i rapporti con grandi clienti pubblici e privati quali Montedison, Ansaldo, IRI, ENEL, le Ferrovie dello Stato, il Ministero della Difesa.

Il decennio dei ’90 si caratterizza per l’alleanza con le organizzazioni sindacali (Cenasca/CISL) e con l’organo di rappresentanza del mondo cooperativo (Confcooperative), ma si intuisce anche una nuova visione d’impresa, quella che si svilupperà, fino ai giorni nostri, nel Global Service.

Così la nostra storia continua, con immutato entusiasmo e dedizione, come il presidente Gianfranco Bessi seppe esprimere in occasione del “mezzo secolo” del consorzio: “Siamo un’impresa della nuova Europa, che sta allargando i suoi confini, non solo imprenditoriali, ma culturali. In questo, noi siamo stati europei fin dall’inizio, nelle nostre scelte, nella nostra mentalità. Chi l’avrebbe mai detto che quel gruppo di facchini e birocciai sarebbe diventato una realtà in grado di gestire un’attività nel segno del global service, gestendo operazioni sempre più complesse e integrate. […] questo mezzo secolo di storia è solo un punto di partenza per altri traguardi ambiziosi”. Da allora, sono passati oltre 10 anni, ma le sue parole rimangono inalterati capisaldi.

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